“Piano Masterworks from America & New Zealand”
Thomas Hecht, pianoforte
Atoll ACD205
Five Stars from CD Classico, Italy
Allievo del grande pianista e didatta Leon Fleisher, il pianista americano Thomas Hecht nel 1997 ha deciso di lasciare gli Stati Uniti per andare a stabilirsi in Nuova Zelanda, dov’è diventato docente di pianoforte e compositore residente alla Victoria University a Wellington. La sua ricerca esecutiva l’ha portato non solo a scandagliare la musica pianistica del suo Paese, ma anche quella del maggiore compositore neozelandese del Novecento, Douglas Lilburn (1915- 2001).
Frutto di tale ricerca è anche questo disco nel quale Hecht presenta tre pagine pianistiche di due pilastri della musica americana, Samuel Barber, con la sua Sonata per pianoforte Op. 26, e Aaron Copland, con la sua Sonata e, appunto, il neozelandese Douglas Lilburn, con la Ciaccona per pianoforte. Cominciamo proprio da quest’ultima, visto che rappresenta una piacevolissima sorpresa. Autore del tutto sconosciuto dalle nostre parti, Lilburn, che ha scritto tra l’altro tre sinfonie e sei sonate per pianoforte, ha elaborato la sua visione musicale attraverso tre distinte fasi della sua evoluzione artistica. La prima, che si può definire “nazionalistica” e che va dal 1936 al 1955, l’ha visto concentrarsi nello studio e nell’elaborazione della scrittura musicale autoctona; la seconda, che va dal 1955 fino al 1962, ha contraddistinto una ricerca votata alla scoperta delle moderne correnti musicali internazionali e, in particolar modo, del serialismo; la terza che si è concentrata nello studio e nella diffusione della musica elettronica. In realtà, la sua Ciaccona, composta nel 1947 con i classici stilemi del linguaggio tonale, rappresenta un interessante solipsismo timbrico e allegorico con il quale Lilburn canta le bellezze naturali del suo Paese, dopo averlo attraversato a piedi da ovest fino al territorio del sud. Musica entusiasta, contemplativa, stupita con la tastiera del pianoforte che si trasforma in una tavolozza orchestrale, quasi che il musicista neozelandese abbia voluto mutuare il pianismo lisztiano per trapiantarlo nel cuore del Novecento, adeguandolo alle nuove esigenze strutturali e stilistiche dello strumento. Anche le pagine pianistiche di Barber e Copland sono gioielli musicali da rivalutare e considerare nella loro vera grandezza e importanza, a cominciare dalla Sonata Op. 26, che ci mostra non solo il lato raffinato di Barber, ma anche quello maggiormente “dionisiaco”, carico di tensione emotiva, dotata di un côté drammatico e di uno perfino ironico. La Sonata di Copland, infine, dovrebbe una buona volta farci comprendere l’importanza e l’intelligenza compositiva di questo musicista, capace di plasmare come pochi la materia sonora. A dir poco ineccepibile, trascinante nella Ciaccona di Lilburn, l’interpretazione di Hecht, capace d’incarnare esemplarmente lo spirito yankee unitamente con quello “maori”.
Andrea Bedetti
Thomas Hecht, pianoforte
Atoll ACD205
Five Stars from CD Classico, Italy
Allievo del grande pianista e didatta Leon Fleisher, il pianista americano Thomas Hecht nel 1997 ha deciso di lasciare gli Stati Uniti per andare a stabilirsi in Nuova Zelanda, dov’è diventato docente di pianoforte e compositore residente alla Victoria University a Wellington. La sua ricerca esecutiva l’ha portato non solo a scandagliare la musica pianistica del suo Paese, ma anche quella del maggiore compositore neozelandese del Novecento, Douglas Lilburn (1915- 2001).
Frutto di tale ricerca è anche questo disco nel quale Hecht presenta tre pagine pianistiche di due pilastri della musica americana, Samuel Barber, con la sua Sonata per pianoforte Op. 26, e Aaron Copland, con la sua Sonata e, appunto, il neozelandese Douglas Lilburn, con la Ciaccona per pianoforte. Cominciamo proprio da quest’ultima, visto che rappresenta una piacevolissima sorpresa. Autore del tutto sconosciuto dalle nostre parti, Lilburn, che ha scritto tra l’altro tre sinfonie e sei sonate per pianoforte, ha elaborato la sua visione musicale attraverso tre distinte fasi della sua evoluzione artistica. La prima, che si può definire “nazionalistica” e che va dal 1936 al 1955, l’ha visto concentrarsi nello studio e nell’elaborazione della scrittura musicale autoctona; la seconda, che va dal 1955 fino al 1962, ha contraddistinto una ricerca votata alla scoperta delle moderne correnti musicali internazionali e, in particolar modo, del serialismo; la terza che si è concentrata nello studio e nella diffusione della musica elettronica. In realtà, la sua Ciaccona, composta nel 1947 con i classici stilemi del linguaggio tonale, rappresenta un interessante solipsismo timbrico e allegorico con il quale Lilburn canta le bellezze naturali del suo Paese, dopo averlo attraversato a piedi da ovest fino al territorio del sud. Musica entusiasta, contemplativa, stupita con la tastiera del pianoforte che si trasforma in una tavolozza orchestrale, quasi che il musicista neozelandese abbia voluto mutuare il pianismo lisztiano per trapiantarlo nel cuore del Novecento, adeguandolo alle nuove esigenze strutturali e stilistiche dello strumento. Anche le pagine pianistiche di Barber e Copland sono gioielli musicali da rivalutare e considerare nella loro vera grandezza e importanza, a cominciare dalla Sonata Op. 26, che ci mostra non solo il lato raffinato di Barber, ma anche quello maggiormente “dionisiaco”, carico di tensione emotiva, dotata di un côté drammatico e di uno perfino ironico. La Sonata di Copland, infine, dovrebbe una buona volta farci comprendere l’importanza e l’intelligenza compositiva di questo musicista, capace di plasmare come pochi la materia sonora. A dir poco ineccepibile, trascinante nella Ciaccona di Lilburn, l’interpretazione di Hecht, capace d’incarnare esemplarmente lo spirito yankee unitamente con quello “maori”.
Andrea Bedetti